La tappa di seguito descritta non è altro che l'accorpamento in un'unica tappa delle prime tre del Sentiero Roma.
Con la SS 36, che percorre la Val Chiavenna si giunge a Novate Mezzola; qui si seguono le indicazioni che portano al parcheggio della frazione Mezzoalpiano, che accoglie gli automezzi di coloro che intendono salire in Val Codera.
La strada per la Val Codera parte infatti proprio al bordo del parcheggio. si sale seguendo una zigzagante mulattiera che in realtà è una specie di lunghissima scala di granito.
Il tranquillo gruppo di case di Avedee (m. 790), con la chiesetta affacciata sulla mulattiera, offre un attimo di sosta; da qui si vede proprio di fronte il piccolo paese di Codera. Per raggiungerlo però bisogna scendere per un centinaio di metri con una scala in pietra e attraversare due robuste gallerie paramassi.
Dopo le case, la mulattiera si fa sentiero rispecchiando in questo il profondo cambiamento del paesaggio. La valle infatti diventa più ampia e desolata: sassi e ghiaia ovunque.
Poco dopo Saline (m. 1085) si attraversa il torrente e superate le case di Stoppadura si entra nel vasto piano di Bresciadega (m. 1214).
Ancora poca strada pianeggiante ed in breve ci si trova alla Capanna Brasca (m. 1304).
Proseguendo, dopo qualche minuto di cammino, si toccano le poche case di Coeder (m. 1330) e qui si prende decisamente a salire.
Il percorso si fa ripido ed il sentiero molto stretto sale inerpicandosi sui fianchi della Valle Averta.
É un tratto che si sviluppa in mezzo agli alberi. Poi la quota porta via gli ultimi alberi e la vegetazione cambia.
Raggiunte le baite dell'Averta (m. 1957), oltre, il sentierino si fa sempre meno sentierino, finchè il salire diventa in pratica un semplice seguire delle tracce tra un bollo e l'altro fino allo stretto intaglio del Passo del Barbacan (m. 2598). In questo tratto si incontreranno anche dei grossi massi indicanti la deviazione per il Passo dell'Oro ed il rifugio Omio.
Dal passo è anche possibile vedere il rifugio Gianetti ed il passo del Camerozzo.
La discesa dal Passo del Barbacan, anche se non difficile, richiede però un pò di cautela. Le tracce di sentiero, in questo tratto un pò aereo, scendono sulla destra per qualche decina di metri poi traversano a sinistra e toccano luoghi più tranquilli.
Dopo un tratto in discesa tra grossi sassi, inizia una lunga traversata con molti saliscendi fino ad un grosso masso dove si incontra il Sentiero Risari che proviene dalla Capanna Omio.
Superate alcune vallecole si giunge alla Capanna Gianetti.
Dalla Capanna Gianetti il sentiero diviene per un buon tratto più largo.
Costeggiato alla base lo spigolo sud del Pizzo Cengalo, si supera l'anfiteatrocompreso tra lo stesso Pizzo Cengalo e la cima della Bondasca, dalla quale si stacca verso sud la lunga cresta frastagliata sulla quale si apre il Passo del Camerozzo.
Per raggiungere questo passo occorre aggirare uno sperone roccioso (q. 2707) e tagliarne un altro più modesto poco sopra, aiutati per un breve tratto da una corda metallica fissa. Si continua per rocce e sassi fino alla base del passo vero e proprio: qui si incontra un ultimo tratto di corda metallica che aiuta a raggiungere l'intaglio del Passo del Camerozzo (m. 2765).
Dal passo è possibile osservare l'intero tratto percorso venendo dal Passo del Barbacan ed anche il cammino da percorrere fino al Passo Qualido, al di là della Val del Ferro.
La discesa dal Passo del Camerozzo verso la valle del Ferro rappresenta il tratto in roccia più impegnativo di tutto il percorso.
La discesa fino alla base del passo in Val del Ferro è facilitata dalla presenza di corde metalliche fissate alla roccia e di qualche gradino in ferro.
Dapprima si scende verso destra, quindi si piega a sinistra e con una diagonale si toccano i primi sassi della Val del Ferro.
Dalla base inizia una lunga traversata che per sfasciumi e grossi massi permette di superare l'intera testata dela Val del Ferro. É un percorso con qualche saliscendi non particolarmente accidentato che si snoda al di sotto dei pizzi del Ferro.
Giunti poco oltre metà valle si incontra la traccia che scende al bivacco Molteni/Valsecchi (m. 2510) che, accanto ad un grande masso, ben si individua anche dal Passo del Camerozzo.
Se anzichè scendere al bivacco si prosegue, il sentiero continua irregolare su pietrame morenico fino alla base del pendio che porta al Passo Qualido. Superato questo breve pendio (un centinaio di metri circa) su un sentierino sconnesso tra sassi e terra, ci si trova al Passo Qualido (m. 2647).
Dal Passo Qualido si scende verso destra seguendo uno stretto sentierino (un pò aereo in qualche punto). Si torna verso sinistra con due brevi risalite, nella seconda delle quali si è aiutati da una corda metalica fissa. Arrivati alla base del passo, nell'alta Val Qualido, il sentiero sale un pò in diagonale ed attraversa una caratteristica placca.
Poi si inizia a scendere su un sentierino serpeggiante e ci si trova alla base del Passo dell'Averta. A questo indimenticabile passo si sale per sassi e pietrame instabile. L'ultimo tratto è attrezzato con una corda metallica fissa.
Si giunge così al Passo dell'Averta. Lo stretto intaglio che caratteriza il passo permette il passaggio di una sola persona alla volta ed offre un magnifico panorama sull'ampia val di Zocca, dove è facile individuare al centro la capanna Allievi/Bonacossa.
La discesa dal Passo dell'Averta non è difficile ed è comunque facilitata dalla presenza di tre punti di corde metalliche fisse. Il sentiero attraversa poi la prima parte della Val di Zocca fino ad incontrare il lungo spigolo che scende dalla cima di Zocca verso sud est.
Quando ormai si vede la Capanna Allievi/Bonacossa a portata di mano, un ultimo ripido vallone lascia un pò di amaro in bocca. Costringe infatti ad abbassarsi per un centinaio di metri prima di risalire per raggiungere dall'alto la capanna.