10 febbraio 2012, ore 18.00, prende il via il mio primo Sellaronda skimarathon.
La gara di sci alpinismo in notturna lungo i quattro passi dolomitici (Campolongo, Pordoi, Sella, Gardena) che costeggiano il gruppo del Sellaronda passando per i quattro paesi (Corvara, Arabba, Canazei, Selva di Val Gardena) posti alla base di ciascun passo. 42 Km e 2800 metri di dislivello lungo 4 salite ed altrettante discese tutto su pista ma con il fascino, la poesia ma nello stesso tempo il timore dell'oscurità.
Un sogno lungamente inseguito, come lo erano stati un anno fa Adamello skiraid e Mezzalama, che ha iniziato a concretizzarsi un anno fa quando il mio amico Andrea, l'ormai collaudato socio di tante avventure sugli sci, mi lancia questa idea.
Sogno che a due settimane dalla gara ha rischiato di infrangersi per colpa di una mia caduta ai Piani di Bobbio mentre stavo facendo sci di fondo, che mi ha provocato la rottura di un ossicino della mano e la conseguente ingessatura.
Dopo un primo momento di sconforto a vincere è la mia determinazione e passione. Non voglio rinunciare a questo sogno che sto inseguendo da un anno, anche perché finalmente mi trovo a correre in una gara così lunga con il mio compagno di tante gite e tanti metri di dislivello.
Una piccola modifica al bastoncino, una limatina al gesso per poter meglio piegare le quattro dita della mano, la mamma che scuce il guanto per poter infilare la mano col gesso, aggiungiamo anche il fatto di avere il dono di essere ambidestro, già perché la rottura è proprio alla base dell'articolazione del pollice destro, prove generali una settimana prima sulle famigliari piste da sci del San Bernardino, ed è fatta.
Questa è la mia incoscienza che prende il sopravvento sulla ragione, ma io sono fatto così rinunciare mi sarebbe costato troppo, è una passione troppo forte che mi fa compiere anche questa follia.
Ormai è buio quando prende il via il Sellaronda, una lunga fiumana di 1000 tutine per complessive 500 squadre. Al via ci sono anche quasi tutti gli amici che fanno gare e caso vuole che noi siamo proprio la squadra più giovane, quella dei trentenni che non vuole farsi battere dai quasi cinquantenni.
Partenza tranquilla e composta, almeno per noi che eravamo nelle retrovie. In questo momento il mio ricordo va a dieci anni prima proprio quando qui da Corvara prese il via la mia maratona delle Dolomiti 2002, un'altra esperienza indimenticabile di cui a tutt'oggi conservo ancora un bellissimo ricordo. Una fiumana di 8000 ciclisti impegnata sui passi dolomitici.
Affrontiamo senza eccedere la prima salita, di 545 metri di dislivello e 5 km di sviluppo che ci porterà ai 2080 metri del Bec de Roces. Ad attendere il nostro passaggio lungo la salita il prezioso tifo del nostro seguito ...
Dopo una prima parte tranquilla l'ultimo tratto di questa salita si va veramente ripido. Terminata la prima fatica, ci si prepara per la discesa, anche con una mano a mezzo servizio me la cavo egregiamente, un bicchiere di tè e poi via la prima discesa in direzione Arabba, discesa ripida, ci superano ... non mi fido a spingere più di tanto in discesa ... ho troppo paura per la mano, il bastoncino destro in discesa non riesco ad usarlo come solito avendo il polso bloccato.
Siamo ad Arabba, ci prepariamo per la seconda salita, un tè caldo e via in direzione del passo Pordoi. Un occhio al cronometro: 1.09 ... ottimo ... frequenza cardiaca ... alle stelle ... qualche parola con Andrea per confortarci a vicenda, non sono mai di molte parole in gara. Ora la grande fiumana è molto diradata, le piste sono delle enormi autostrade, le pendenza mai eccessive e saliamo bene, i sorpassi si susseguono. Il Passo Pordoi rievoca anche in me il ricordo della gita col CAI Capiago un paio di estati fa al Piz Boè.
La moltitudine aiuta anche a superare il timore e la solitudine dell'oscurità, la tua strada è sempre illuminata dalla piletta tua o di qualche altro atleta, non siamo mai soli, io continuo a salire senza sapere quando finirà, è come un salto nel buio.
Anche questa seconda salita ha una fine, altro cambio di assetto, tutto funziona per il meglio, ora la lunga discesa verso Canazei. L'aria gelida punge in faccia, io sono un po' la palla al piede in discesa ma ho il terrore delle cadute. Conduco gli sci esclusivamente con le gambe.
Un lungo striscione con scritto "Canazei" fa capire che siamo arrivati. L'accoglienza è calorosa, è stata messa appositamente la neve in mezzo al paese.
Cambio di assetto per la terza salita, più faticoso del precedente, la mani sono congelate, le muovo a fatica. Chiedo ad uno spettatore, li a fianco me oltre la transenna di spegnermi il faro da discesa, la mia mano non ha abbastanza sensibilità. Andrea mi aiuta anche a rimettere una pelle che non riuscivo a staccare. Ancora un tè caldo ed un pezzo di cioccolato ... metto anche qualcosa sotto i denti ... e partiamo alla volta del Passo Sella. Il pubblico è li al tuo fianco che incita, numerosi sono i campanacci. Transitiamo in mezzo alle case, obbligandoci a stare in fila indiana, ma è bellissimo, quello che si prova in questi momenti è difficile scriverlo, va vissuto dal vero.
Si riprende dal freddo la mano sinistra, ma non la destra, la mano del gesso. Non mi sento più le dita, dovrei fermarmi a rianimarle, ma non voglio fermarmi e perdere tempo, continuo, aspetto che la pendenza si attenui. Finalmente riesco in qualche modo a riscaldarle, Andrea è sempre lì a chiedermi come va. Le dita cominciano a farmi male, veramente male, vedo le stelle dal dolore ma è un buon segno, ma è lunga ci vuole tempo, continuo a muoverle, a picchiarle contro l'altra mano, finalmente sento il calore arrivare, c'è l'ho fatta. Il momento di difficoltà è passato, stringo i denti e continuo.
Nonostante questo imprevisto andiamo via ancora bene e continuiamo a superare, siamo in cima, il più è fatto. Subito prendo un tè caldo, stavolta è veramente bollente !!!!
Altro cambio e via nella discesa a Selva, le pendenza sono veramente moderate e le piste larghissime, ho anche meno timore e lascio andare un po' di più gli sci. C'è anche parecchio da racchetare per arrivare in paese.
Finita la discesa, via gli sci per attraversare la strada e poi ultimo cambio di assetto per la salita. Mi viene offerto del cioccolato, è quello che ci vuole, ancora un tè caldo, e finalmente partiamo per l'ultima salita che ci condurrà al Passo Gardena. La salita più dura, per me la più sofferta, la mia determinazione e forza di volontà mi danno lo stimolo ad andare avanti. Il mio pensiero va ad un in bocca al lupo particolare ricevuto prima di partire da una persona che virtualmente è come se fosse lì al mio fianco, che so sta facendo il tifo per me. Il mio Sellaronda è ormai a portata di mano. A fine salita arriva anche il vento, questa fase finale si fa ancor più dura. A fine salita dobbiamo indossare la giacca prima di iniziare la discesa, lo avevano detto fin dalla partenza, una volontaria mi aiuta ad indossarla ... con questa mano a mezzo servizio.
Ormai è fatta, solo la discesa verso Corvara, ed il traguardo ... tanto sospirato come non mi era mai successo. Ma per arrivarci c'è anche parecchio da racchetare che ad un fondista come dovrebbe fare molto piacere ... ma con la mia mano mica tanto ...
Ma la tanto sospirata linea arriva, sudata, sofferta, vien da piangere dalla gioia.
Quello che ho provato è indescrivibile, è un'esperienza che va vissuta dal vivo che nelle mie condizione vale ancor di più. La mia incoscienza ha avuto la sua ragione. Il nostro seguito è lì ad accoglierci ... manca solo una presenza ma che virtualmente so essere lì.
Nonostante tutto siamo riusciti a stare nei tempi che ci aspettavamo, 5.08.55, e siamo consapevoli che il prossimo anno possiamo scendere sotto le cinque ore.