Arriva anche il giorno della maratona del Cielo 2012. Anche se è la mia partecipazione numero tre, è come se fosse una gara nuova, perché per la prima volta mi capita di prendere parte ad una competizione sportiva in cui il percorso viene proposto all'inverso.
Sulla carta risulta decisamente più dura, aumentando il dislivello positivo. Ma ad oggi che sono comodamente seduto davanti al computer a scrivere questo righe, non posso che confermare il mio pensiero a caldo appena tagliato il traguardo, di preferire questa opzione perché le difficoltà vengono affrontate in salita e nella prima metà di gara, quando sei più lucido e più carico e l'attenzione è maggiore. Poi quando subentra la stanchezza comincia anche a giocare un ruolo determinante il fattore psicologico che diviene quanto importante quanto il proprio allenamento.
Partenza alle 7.30 dal piccolo centro abitato di Santicolo e dopo un breve giro di boa per le vie del paese iniziamo ad inerpicarci ripidamente fino ai 2300 metri di quota del Piz Trì. È subito selezione, ed inizia anche la lotta con i principali avversari di quest'oggi, il caldo e la disidratazione. Importante è bere ai ristori e la mia domanda fatidica ad ogni sosta: "Tra quanto il prossimo ?".
Ora che siamo in quota ci addentriamo nel cuore del percorso di gara affrontando le difficoltà tecniche di questa lunga cavalcata per creste e sentieri a mezza costa fino ai 2744 metri del monte Sellero, cima Coppi della manifestazione, dove ogni appoggio va ponderato e non bisogna perdere per un attimo la concentrazione.
Dopo il monte Sellero inizia la seconda metà, tutta da correre, si fa per dire, basta sentierini sul filo di cresta a tratti attrezzati con catene, in un certo qual modo ti senti più libero, ma il sole cocente si fa sentire di più.
Ora ci attende l'infinita Val Rosa, tutto per sentiero a mezzacosta spesso nascosto dai ciuffi d'erba ... ma le fatiche non sono finite, è un continuo saliscendi tendente alla salita, ma con alcuni strappi molto molto ripidi su pendii erbosi che tagliano veramente le gambe, ma è proprio ora che mi sento rinascere e sento di avere energie da spendere tanto è vero che i sorpassi si susseguono. Le gambe girano bene anche se la fatica è sempre tanta.
Arriva finalmente anche lo Zappello dell'Asino, siamo sopra le pista da sci dell'Aprica. Pensi che le salite siano finite, ma invece ci sono ancora dei saliscendi, sentierini. Attraversando le piste da sci penso che se avessi un bel paio di sci ai piedi in pochi minuti sarei giù ... ma invece c'è da correre e far andare le gambe.
Giungo finalmente al Baradello, ora è tutta una discesa per mulattiera fino al traguardo, ma che dolori ai piedi con la punta dell'alluce che picchia contro le scarpe ... arrivano gli ultimi due chilometri, siamo sul percorso vita, pensi che sia solo piano ma invece proprio al cartello dell'ultimo chilometro un ultima salitella a darti il colpo di grazia e farti vedere le stelle, continui a correre e non molli. Ultima discesa per prati e poi gli ultimi 500 metri pianeggianti su asfalto fino in piazza del Palabione ad Aprica dove c'è il tanto sospirato traguardo che taglio assieme ad un altro atleta nel tempo di 6.18.33 dopo 42 km e 3000 metri di dislivello in salita e 2800 in discesa con una grande liberazione ... me che fatica oggi !!!!!