Domenica 7 aprile ore 6.00, dopo due anni di attesa prende il via il mio secondo Adamello ski raid in una nuova formula con un percorso ridisegnato con oltre 4000 metri di dislivello in salita e oltre 4300 in discesa per uno sviluppo complessivo di oltre 45 km.
Una giornata lunghissima e faticosa, ma di grande soddisfazione, iniziata con la sveglia alle 3.30 di notte, che voglio dedicare ad una persona che avevo conosciuto da adolescente in occasione di una gita CAI su queste montagne, che è stato un po’ uno dei miei maestri, e ad una persona speciale che anche se non era presente fisicamente mi ha sostenuto con il suo in bocca al lupo fino all’ultimo nonostante mi dica che sono un matto a fare queste cose e che nonostante tutto capisce questa mia passione.
Le previsioni meteo non sono delle migliori e si confida nelle schiarite. Poco prima della partenza, in località Tonalina a 1630 metri di quota, arriva un bello scroscio di neve che fa più venire voglia di tornare a letto ...
Affrontiamo la prima salita che ci porterà ai 2996 metri del Passo Presena seguendo le piste da sci. Sapendo che la giornata sarà lunga prendo il mio passo, un passo che dovrà consentirmi di arrivare in fondo, perché questo è il mio obiettivo di oggi. Oltrepassato il passo Paradiso il cielo accenna qualche timida schiarita che fa ben sperare.
Terminata la prima salita, in mezzo ad un gran tifo, nonostante il meteo, affrontiamo la prima discesa che ci porterà ai 2403 metri del lago del Mandrone, e li iniziano i miei problemi di visibilità in discesa, che mi capitano sempre in queste condizioni portando gli occhiali da vista, ho grosse difficoltà a vedere le gobbe essendo le condizioni della neve tutt’altro che primaverili come ti aspetteresti guardando il calendario.
Iniziamo la seconda salita, che nel primo tratto ci porterà in quota al passo Pisgana e poi con una lunga traversata sul ghiacciaio omonimo fino al passo Venerocolo. Ma è proprio qui che Andrea mi da una notizia che mi lascia un po’ sgomento dicendomi che siamo dentro nel cancello al pelo e dobbiamo darci una mossa. L’ultimo mio pensiero di quest’oggi è proprio quello dei cancelli orari, anche consapevoli del fatto che nostri amici sono quasi tutti dietro e quindi non stiamo poi andando così piano.
Affronto la seconda discesa, non è meglio della prima, che ci porta al rifugio Garibaldi, dove troviamo anche il ristoro, e qui faccio un errore di valutazione, avendo ancora da bere nella borraccia non la riempio pensando che quello che ho ancora mi basta per arrivare fino al successivo che sarà al passo della Lobbia Alta.
Partiamo per la terza salita che ci porterà sul tetto della gara ai 3539 metri del Monte Adamello, affrontando due tratti a piedi. Stringo i denti per arrivare in tempo al cancello posto alla base del passo degli Inglesi, cercando di tenere il passo di Andrea. Lui arriva nel tempo limite delle cinque ore, io dentro nei cinque minuti di proroga che hanno concesso. Passato lo spauracchio proseguiamo col timore di non riuscire a passare il successivo, sento la stanchezza ma non mollo, il pendio si fa via via più ripido ed ora dobbiamo togliere gli sci e proseguire a piedi su una bella traccia scavata nella neve. La pendenza del pendio è sui 45°.
Superato il passo rimettiamo gli sci e proseguiamo fino ad arrivare alla base della cresta che ci porterà quasi in vetta. Cresta da affrontare obbligatoriamente coi ramponi ai piedi ed ancorati alla corda fissa con la longes.
Siamo in vetta dentro nelle sei ore, intorno a noi il paesaggio lo si può solo immaginare, ma in questo momento è l’ultimo dei miei pensieri. Ora c’è la discesa dalla vetta e poi il lungo interminabile pian di Neve, un deserto di ghiaccio che due anni fa mi aveva fatto patire la sete, ma oggi è bianco ovunque e vedi solo i paletti senza i quali non sapresti dove andare.
Siamo alla base del cresta Croce, ai piedi della penultima salita, ampiamente dentro il cancello delle sei ore e cinquantacinque. Fortunatamente trovo anche un buon samaritano che mi dà da bere.
Sono stanco ma vado avanti per forza di volontà, voglio portare a termine il mio Adamello ski raid. Vista dal basso la salita che dobbiamo affrontare mi pare interminabile. Andrea mi porge il cordino a cui mi attacco e mi da un traino, un aiuto per arrivare in fondo, facciamo anche una sosta idrica, mi porge un enervitene e mi da un po’ da bere dalla sua borraccia, questa salita sembra veramente interminabile. Al nostro fianco vediamo scendere altri atleti, si intravede la croce, è lì a portata di mano, ma sembra non arrivare mai la fine di questa salita infinita. Quando termina è un sospiro ma c’è ne ancora una prima della lunghissima discesa verso Ponti di Legno.
Discesa sempre per me un calvario, ed il solo desiderio è arrivare al ristoro e bere, riempio la borraccia di tè, faccio il pieno di liquidi tra coca - cola e tè. Finalmente finisce anche questa discesa ed arriviamo sul ghiacciaio del Mandrone, l’ultima salita in cui il mio solo desiderio è arrivare in fondo, la mia forza di volontà, mi aiuta ad andare avanti.
Finalmente quando inizia l’ultima discesa, duemila metri di dislivello, arriva una timida schiarita ed è tutta un’altra cosa sciare, ma le gambe non sono più reattive come dovrebbero essere. Perdendo quota arriva la nebbia, ritornano i problemi di visibilità, a Ponte di Legno piove, ma per fortuna arriviamo fino in paese a meno di un chilometro dal traguardo sci ai piedi.
Traguardo che tagliamo assieme ad una squadra dell’A.S. Premana dopo 9 ore, 30 minuti e 22 secondi, felice di avere portato a termine il nostro Adamello ski raid, e solo ora vedendo la classifica finale realizzo la nostra impresa, anche se fra gli ultimi, siamo comunque tra le 195 squadre arrivate su 370 partite … ora solo qualche giorno per recuperare in fretta prima di ripartire a testa bassa in attesa del Mezzalama.