Dal Rifugio Berni, scendere per pochi metri ad attraversare il torrente su di un ponticello in legno.
Salire in direzione NO , passando di fianco al vecchio Rifugio Gavia (abbandonato) e per facili pendii puntare alla larga terrazza quasi pianeggiante che forma una spalla della Punta della Sforzellina a quota 2650 m circa.
Percorrerla interamente (circa 200 metri), raggiungendo un piccolo colletto. Da qui scendere, andando verso E, per circa 150 m di dislivello, nell'ampia conca alla base dei salti rocciosi che sostengono il ghiacciaio di Dosegù.
Questo si raggiunge piegando decisamente a destra, verso S, salendo per un ripido pendio morenico e traversando successivamente verso E.
Percorrere la prima parte del ghiacciaio verso NE, facile e poco crepacciata, mantenendosi sulla sua sinistra orografica e raggiungere la curva di livello dei 3000 m, sul vasto pianoro sotto le incombenti seraccate. Si piega nuovamente a destra e si sale un ripido pendio in direzione S di fianco alla seraccata; traversando in alto verso NE si supera il salto di seracchi sulla destra e si pone piede sulla parte superiore del ghiacciaio.
Mantenersi sempre sulla sua sinistra orografica e per facili dossi glaciali puntare all'evidente sella a NO (sinistra guardando) della Punta San Matteo passando, in ultimo, alla base del ripidissimo pendio N del Monte Mantello (fare attenzione ad alcune zone crepacciate). Un ultimo pendio molto ripido conduce alla sella con grosse cornici sul versante dei Forni.
Da qui, per un breve canalino (45°) e una sottile cresta, anche questa via via sempre più ripida (45°, attenzione!) si raggiunge la croce di vetta.
Ora si ripercorre la cresta NO (spalle a valle) del San Matteo, per ritornare alla base della cresta.
Si prosegue lungo la bella e panoramica cresta che unisce la Punta San Matteo al Pizzo Tresero. Si superano in successione, senza particolari difficoltà, la Punta Dosegù e la Punta Pedranzini per giungere infine all'elegante piramide del Pizzo Tresero.
La discesa dalla cima verso il Rifugio Berni avviene dapprima lungo la rocciosa cresta SO lungo tracce di passaggio e roccette poi, appena possibile (catena in prossimità di un placcone), si scende sulla Vedretta di Punta Pedranzini e la si percorre senza grandi difficoltà (assenza di crepacci ed un'unica ripida gobba da superare) mantenendosi a ridosso della cresta stessa.
Lasciata alla propria destra la depressione nevoso - detritica alla base della cresta SO ci si porta al termine del ghiacciaio a circa 3150 m di quota. Da qui si imbocca il sentiero ben segnalato che porta nel Vallone del Dosegù ed al ponte dell'Amicizia che permette di attraversare le impetuose acque del Rio Dosegù. Il sentiero esce poi dal vallone ed attraversando le praterie della Valle del Gavia conduce in circa venti minuti di cammino al rifugio.