La partenza della competizione avviene a Gerola (1050 m.) e precisamente nella località Piazza, che è il centro del Comune.
Il primo tratto del percorso potrebbe sembrare un po' anomalo, per chi è chiamato a gareggiare "ai confini del cielo".
Prevede infatti una discesa fino a Valle e poi una leggera salita su comoda strada asfaltata per raggiunge la frazione Nasoncio.
Un avvio così poco impegnativo può costituire un'ottima fase di riscaldamento per chi sa gestire bene le sue energie, ma può rappresentare anche un insidioso pericolo per chi assumesse un'andatura troppo sostenuta.
Dopo l'abitato di Nasoncio, collocato come un balcone che domina l'intera valle verso Nord, l'itinerario imbocca una strada sterrata che si inoltra nella stretta e selvaggia valle di Bomino. La strada sale con una pendenza non eccessiva e abbastanza regolare attraverso una suggestiva pineta fino ai pascoli delle alpi di Bomino, un tempo patrimonio della Parrocchia di Gerola, dalle quali sono state ottenute le rendite per costruire la bella chiesa.
Qui l'ambiente conserva i suoi caratteri immutati nel tempo: le piccole baite per il ricovero dei pastori, i recinti di pietra in cui veniva custodito il bestiame e i sentieri che si inerpicano verso la sommità della valle, aumentando gradualmente la loro pendenza fino al passo del Verrobbio (2026 m.).
La località è caratterizzata dalla presenza dei resti delle trincee, costruite durante la prima guerra mondiale (per fortuna mai utilizzate) e da un laghetto, poco più di una pozza, ma anche lui dotato di fascino non meno dei suoi fratelli maggiori.
Al passo, che mette in comunicazione con la Val Brembana, si può dire conclusa la prima fase della competizione e cioè la salita in quota; da qui in avanti si svolge veramente la "corsa del cielo". Il sentiero percorre un tratto pianeggiante, poi, con un breve strappo, supera la cresta divisoria in corrispondenza del passo del Forcellino (2050 m.) e scende nella conca di Pescegallo, segnando il versante roccioso con stretti tornanti. Il paesaggio cambia e l'orizzonte si dilata.
Il sentiero costeggia prima il Lago di Pescegallo, circondato dalle formazioni rocciose delle Ferriere e dall'elegante vetta del Ponteranica, a forma di piramide, poi con un leggero saliscendi conduce al Rifugio Salmurano ( 1848 m.), nel cuore della stazione sciistica di Pescegallo.
L'ampio edificio è collocato proprio nel punto di collegamento fra la seggiovia che sale dalla valle e la sciovia che serve la conca superiore, chiamata il Pianone. Il percorso ora si muove in leggero saliscendi e si sposta in Val Tronella raggiungendo un piccolo bacino artificiale (quota 1.800 mt). Da qui il sentiero, seguendo la conformazione della montagna, si muove quasi orizzontalmente portandosi fino in zona Trona.
La valle di Trona vi accoglie con le sue imponenti formazioni rocciose della Mezzaluna e dei Torrioni di Pic, con ammassi di detriti caduti dall'alto, ma soprattutto con i suoi laghi: il Lago di Trona (1805 m.), il più grande, ora caratterizzato da un'imponente diga di sbarramentolo, lo Zancone, intatto nella sua conformazione naturale, e il Lago Rotondo, aristocratico e geloso custode del suo isolamento, annidato com'è in una conca appartata, ai piedi del Pizzo Trona. Il percorso di gara costeggia i laghi e arriva al suo apice al "Paradisino".
Da qui si scende per raggiungere il Lago Inferno. Chi ha ancora energie da spendere qui può giocare le sue carte più valide, perchè il sentiero è ripido, impegnativo e sassoso, capace di compiere una severa selezione fra i concorrenti (qualora ce ne fosse ancora bisogno).
Le rocce levigate dagli antichi ghiacciai presentano numerose vene di materiale ferroso che nei tempi antichi è stato estratto per la lavorazione.
Con un'osservazione attenta si possono ancora individuare le antiche miniere di ferro e i resti dei piccoli forni circolari. Il lago lnfemo occupa la conca più elevata della valle, circondata dalle vette rocciose dei pizzi di Trona, dei Tre Signori e, poco lontano, del Varrone. Rimane ancora una breve salita per raggiungere il Rifugio Falc (2126 m.), poi il sentiero conduce alla Bocchetta di Trona (2032 m.), da cui inizia la lunga discesa verso l'arrivo.
Così come era avvenuto per la salita, anche i mille metri di dislivello della discesa vengono compiuti con un tragitto graduale, che si snoda in gran parte attraverso i pascoli delle antiche alpi di Trona, ricordate già in un documento del 1238. Su un ampio dosso, a quota 1900 m., si incontrano le vecchie casere, gli edifici adibiti alla stagionatura del formaggio Bitto.
Una parte di questi oggi è stata ristrutturata e trasformata in rifugio (Rif. Trona). Il sentiero prosegue la discesa mantenendo una posizione dominante sulla valle, finché si addentra nella Val Vedrano e raggiunge la frazione di Laveggiolo, l'insediamento più alto del Comune di Gerola.
Ma non è ancora finita. Rimane infatti da compiere l'impegnativa discesa attraverso l'antica mulattiera che collegava il centro con le frazioni di Castello e di Laveggiolo. Poi, all'altezza della Foppa, i concorrenti arrivano finalmente in vista del traguardo... e del trionfo, perché, comunque vada, l'aver portato felicemente a termine un simile percorso rappresenta per ognuno un grande successo.