Dalla frazione Belvedere di Valmadrera si segue la strada con fondo a ciottoli per San Tomaso (frecce segnavia) e, dopo circa 25' (segnavia n.5), sovrastati dal Corno Rat presso la fonte "Treminola" la si lascia per prendere a destra un sentiero che si stacca nei pressi di un pannello con vie d'arrampicata al Corno Rat. Nel prato si tiene la traccia di destra e, guadato un torrente, si perviene ad un bivio ove si prende la traccia che sale a sinistra, breve ma piuttosto ripida, nel bosco (freccia segnavia per l'itinerario attrezzato), pervenendo così dopo circa 40' all'attacco della ferrata.
La prima sezione sale il Sasso OSA ed è subito impegnativa fin dai primissimi metri per la carenza di appigli naturali ed artificiali, inoltre lo sviluppo obliquo tende a sbilanciare. Poi qualche placchetta superiore per i piedi aiuta la progressione che rimane comunque impegnativa.
In verticale si raggiunge la parte alta di questo primo tratto rappresentata da un breve ma esposto spigolo ed una fessura assistita da staffa metallica superando così questi primi 30mt che possono essere considerati i più impegnativi della ferrata ma che non devono portare ad una sottovalutazione del resto della via che rimane comunque impegnativa.
Si esce così in cima al Sasso OSA lungo un sentierino (poco evidente per via della vegetazione, così come l'attacco) che porta in salita a sinistra alla parete del Corno Rat.
Questo secondo tratto, ca.100mt, è un pò meno impegnativo del precedente in quanto presenta varie staffe metalliche ma mantiene in parte lo stesso grado di esposizione e verticalità.
Si inizia con una bella parete liscia da superare inizialmente in diagonale verso destra con il cavo che funge solo da scorrimano e poi un "salto" in verticale con l'ausilio iniziale di alcune di comode placchette per i piedi e dopo alcuni metri lungo roccia più appigliata.
Giunti presso un piccolo pulpito panoramico si può riposare prima di affrontare un nuovo tratto verticale molto esposto.
L'inizio ha buoni appoggi per i piedi e la roccia è piuttosto "appoggiata" anche se a breve la placca si scopre in tutta la sua verticalità ed esposizione con le numerose staffe metalliche inserite che risultano effettivamente indispensabili; si termina questo tratto, dove la vera difficoltà può essere più psicologica che meramente tecnica, aggirando a sinistra lo spigolo finale, in spaccata, verso un passaggio un pò ostico che obbliga a "tirare" sulla catena uscendo così alla base di una nuova salita verticale.
Qui la roccia è piuttosto gradinata ma l'impegno rimane comunque sostenuto.
Si parte con l'aiuto anche di una pedivella e si supera un breve camino dal quale si esce su una breve crestina che prelude l'inizio di una lunga placconata.
Si sale in verticale con difficoltà non particolarmente sostenute e ci si sposta nettamente a sinistra, in forte esposizione, per raggiungere un piccolo punto di sosta.
La risalita richiede nuovamente una certa trazione della catena, qui la roccia è piuttosto levigata ed è sicuramente gradita la presenza di alcune staffe metalliche, un passaggio in particolare richiede un certo sforzo in quanto si tratta di superare un gradone che "butta fuori".
Si aggira, a destra, uno spigolo molto arioso e si riparte subito in verticale affrontando una bella placca leggermente "appoggiata" inizialmente molto levigata ma rapidamente la roccia assume caratteristiche più docili ed aumenta considerevolmente la possibilità di utilizzare gli appigli naturali per la progressione arrivando così, più rilassati, all'apice della placconata dove ci attende un innocuo passaggio d'uscita attrezzato con comode staffe.
Una traccia di sentiero nella vegetazione conduce all'attacco della vicina parete finale, che a dispetto della sua forte esposizione e verticalità si rivela essere molto più arrampicabile del previsto pur non essendo mai comunque banale.
Si "attacca" la parete e progredendo con la dovuta tranquillità si può davvero evitare di "tirare" solo e sempre sulla catena.
Ecco il terrazzo finale sulla cima del Corno Rat.
Qui termina la prima parte dell'itinerario attrezzato 30° OSA che come indicato nella targa iniziale, continua con una seconda parte dove la via ferrata assume più le caratteristiche del sentiero attrezzato.
Volendo interrompere qua la salita è possibile seguire a sinistra la chiara indicazione ed evidente traccia nel bosco, segnavia n.8, in rapida discesa verso i prati per incontrare poi la segnaletica iniziale mentre se l'intenzione è di completare l'itinerario attrezzato allora al bivio in questione si prosegue diritto risalendo il crestone boscoso per sentiero, piuttosto affannoso, incontrando alcuni brevi salti rocciosi attrezzati con catene.
I segnavia giallo/rossi ed alcune segnaletiche aiutano a mantenere l'esatta direzione ed un pò affannosamente si raggiunge, un pò a sorpresa, un ultimo torrione roccioso attrezzato, da superare inizialmente verso destra "appoggiati" ad una placca particolarmente levigata ma con grande inclinazione poi, sullo spigolo, si devia nettamente a sinistra all'interno di un diedro piuttosto "appoggiato" che culmina con una piccola ma esposta placchetta assistita da 2 utili staffe.
Qui terminano le attrezzature metalliche e la vista spazia verso la meta ovvero la cima del Corno Orientale ed il Corno Centrale con il rifugio SEV.
Il raggiungimento della vetta richiede ormai pochi minuti, si percorre un breve sentiero tra mughi e roccette, si attraversa una breve crestina e si risalgono gli ultimi gradoni rocciosi culminanti con la croce di vetta.
Ora per comodo sentiero si raggiunge il rifugio SEV passando sotto la parete NE del Corno Orientale.
Dal rifugio SEV proseguire lungo il sentiero che aggira il Corno Occidentale fino a prendere il sentiero che sale da Canzo. Scendere per pochi minuti fino al limite del bosco, ora seguire il sentiero a sinistra scendendo senza entrare nel bosco seguendo lungo un ghiaione.
L'attacco della ferrata del venticinquennale al Corno Occidentale è ora ben visibile alla base della parete del corno stesso.
La ferrata inizia salendo di pochi metri sul pilastro Ovest del Corno Occidentale di Canzo.
Da qui, una grossa catena ci guida in una traversata ascendente verso sinistra fino alla base di quella che nell'allestimento precedente era il passaggio chiave della via, ovvero la placca liscia e quasi verticale.
Fino a qui si può tranquillamente salire in arrampicata (assicurandosi al cavo) con difficoltà di II e III grado UIAA. La placca liscia è stata adesso "addomesticata" con la creazione di alcuni appoggi per i piedi che ne facilitano la risalita.
Dopo la placca, un canalino ci guida in direzione della parete Sud.
Mentre nell'allestimento precedente, la ferrata andava a prendere un sentierino alla base della parete sud, la nuova prosegue seguendo un canalino che porta ad una sorta di fessura, il cui superamento è facilitato da un paio di pioli.
Segue una prima traversata verso destra, in direzione SE, fino ad uno spigoletto di pochi metri, il cui superamento senza l'ausilio della catena prevede un pò di tecnica alpinistica.
Un'ulteriore traversata ascendente ed il superamento di un piastrino appoggiato ma liscio, seguito da un altro saltino quasi strapiombante, ci portano all'inizio di una lunga traversata oramai in parete Sud, al di sopra della cengia erbosa sulla quale correva il vecchio allestimento.
La traversata è abbastanza lunga e segue un sistema di piccole cenge, talvolta quasi inesistenti (in un paio di punti la parete risulta essere sporgente e la traversata può risultare faticosa per le braccia), e piccoli ma pepati saltini, talora facilitati da staffe.
Dopo una placchetta ascendente particolarmente liscia, i cavi e le catene ci guidano alla scala, nuova e meno verticale della precedente, alla cui uscita ci attende uno strapiombetto inatteso, cui fa seguito una risalita su roccette e, poi, una sorta di sentierino, sempre assicurato, che ci porta alla base dell'ultima difficoltà, ovvero il superamento del pilastrino finale.
Il pilastro sostituisce in questo nuovo allestimento il vecchio percorso, che seguiva una sorta di canale-diedro non sempre al sicuro da eventuali sassi smossi.
Il pilastro presenta una serie di piccoli strapiombetti successivi, uno dei quali particolarmente liscio, serviti da poche ma utilissime staffe per chi non avesse voglia di cimentarsi su difficoltà di arrampicata superiori al III+ UIAA.
Dopo l'ultimo strapiombino la parete si abbatte e, dopo pochi metri, le attrezzature finiscono sulla cresta O dell'Anticima del Corno Occidentale di Canzo.
Dall'uscita della ferrata seguire i segnavia rossi verso la cima, a destra (Est).
Resta da superare in discesa un piccolo intaglio ostico, Passo della Vacca, traversare con attenzione (punto un pò esposto) a riprendere il filo della cresta che, in breve, porta alla croce di vetta del Corno Occidentale di Canzo, a 1373m.
DISCESA
Dalla vetta seguire i segnavia rossi in direzione Nord, scendendo ad un canalino con difficoltà di I grado UIAA ma piuttosto esposto, alto una decina di metri, che deposita su un secondo canalino alla cui base troviamo un presepe ligneo. Da qui, un sentiero un pò scivoloso porta rapidamente alla Forcella dei Corni, tra il Corno Occidentale e quello Centrale e, in pochi minuti, in direzione N, al rifugio SEV, da dove vari cartelli ci indicano i diversi sentieri per rientrare a Valmadrera.