Dal centro di Frontale (m. 1181) si sale con la carrozzabile che porta a Fumero, tra le praterie fino al terzo tornante, a quota 1275 m., nei pressi delle case di La Piatta, dove si imbocca, a sinistra (nord), una stradetta, che si dirige verso il cocuzzolo ove è ben visibile un ripetitore.
Presa quota con un paio di tornanti, si transita nei pressi delle case di Tegne e subito dopo, valicato un rio, guadagnata una vallecola, la si risale con numerosi tornanti sino a portarsi alla sella tra il cocuzzolo di Bravadina e le rocce che difendono i pianori di Azzola di Boero.
Seguendo il cartello indicatore, si prosegue a destra lungo una carrettabile per uso agricolo che, con tracciato parzialmente artificiale, guadagna ripidamente quota lungo la sovrastante parete rocciosa, sbucando, senza alcuna difficoltà, alle sovrastanti baite Azzola (m. 1706).
Contornando uno sperone, in parte boscoso, il tracciato, ormai trasformato in tratturo, prosegue lungo una valletta e raggiunge così il ripiano ove sono le baite di Boero di sotto (m. 1855).
Continuando in direzione SE, per aperte praterie, aggirato a mezzogiorno un dosso, si risale il pendio fino alle baite di Boero di sopra (m. 1925).
Dalle case più alte si imbocca, a sinistra (nord), un buon sentiero a mezza costa, che si immerge in un bosco lungo le pendici occidentali del Corno di Boero. Dopo poco più di un km il tracciato valica la testata della valle Fine, che precipita a valle con erte gole boscose, guadagnando l'Adda nei pressi del Ponte del Diavolo.
Si continua verso nord senza difficoltà, su tracciato pianeggiante, verso ovest. Dopo avere superato una mezza dozzina di torrentelli, si raggiunge una costa boscosa, ricca di grandi esemplari di pino cembro, dominante il costone della Profa bassa.
Sempre pianeggiando, si raggiunge lo spalto ove è il nucleo di Profa Alta (m. 2034).
Giunti ad un bivio (cartello indicatore) si prende a destra, entrando nella Valle delle Plesure, al limite del bosco. Trecento metri oltre, ad un secondo bivio, si lascia a destra un sentiero che sale, ripido e disagevole, e ci si tiene a mezza costa ignorando, subito dopo, a sinistra un'altra traccia che, in piano, valica il torrente e scende a Tocco.
Prendendo invece a destra si risale un pendio cespugliose, oltrepassati alcuni torrentelli, si guadagna un ampio ripiano ove sono le abitazioni più alte della zona.
Il pianoro, caratterizzato da grandi, antiche morene, parzialmente inerbate, è dominato da vasti pendii di sfasciumi, che scendono dalle selvagge cime circostanti.
Tenendosi sul lato settentrionale del piccolo altipiano, su di una traccia abbastanza evidente, ci si dirige allo sbocco della valletta che scende dalla Bocca di Profa. La si risale per sfasciumi e rocce rotte, lasciando a destra il lago Bròdeg (m. 2559), subito dopo si supera l'emissario del lago Stelù (m. 2567), dominato dal Corno di Profa, che si lascia anch'esso ad est, per raggiungere, subito dopo, le rive del lago delle Tre Mote (m. 2551).
Aggirato a nord un cocuzzolo (m. 2592) ci si immette nella valletta terminale, lasciando ancora una volta destra un ultimo laghetto (m. 2568); si risale il fondo pianeggiante di sfasciumi e, da ultimo, per un pendio di magri pascoli, si raggiunge la Bocca di Profa (m. 2663).